Si comincia con le schermaglie, con i volantini e le scritte, poi qualche testa calda alza i toni, si tirano pugni e qualcuno alla fine finisce pure che si fa male. Era cominciata tempo fa, con un volantino di un pugno che mandava in frantumi la tartaruga, logo storico di CasaPound. All'entrata della biblioteca dell'università qualche settimana fa è stata vergata in nero una grande scritta “Ruffo
Ocio!!!” con sotto il logo dell'anarchia. Il riferimento a Marcello Ruffo, responsabile veronese di CasaPound molto chiaro.
I ragazzi di CasaPound rendono noto il grave fatto solo ora perché hanno sporto regolare denuncia contro ignoti per ribadire la posizione di non voler cadere in trabocchetti pericolosi da “guerra dei bottoni” .
«Noi facciamo politica. Non abbiamo tempo per farci intimidire o per compiere vendette di sorta, noi dobbiamo pensare a stare al fianco degli italiani in questo momento difficile per tutto il Paese, attaccato violentemente da un esercito che non ha patria né armi da fuoco e che fa riferimento alle congreghe bancarie e alla finanza internazionale. Le diatribe da “tribù” le lasciamo ai rivoluzionari della domenica che un giorno si fanno assegnare aule dal “potere” e il giorno dopo giocano ai giovani brigatisti rossi».
Ruffo nello specifico commenta così le minacce alla sua persona: «Stiano tutti molto tranquilli che i miei occhi sono sempre aperti, vedono mandanti e manovalanza incosciente. In quattro anni di CasaPound Verona ho subito due attentati esplosivi, danneggiamenti alla mia auto e non sarà certo una scritta spray davanti ai luoghi che frequento abitualmente che mi farà desistere dalla battaglia intrapresa per la giustizia sociale». E conclude: «Gli occhi li aprano i mandanti morali nei partiti, nei sindacati e chi tuttora tollera questo clima per quieto vivere personale». Sulle scritte indaga la Digos. Sono state fotografate e catalogate. Così come sono ancora aperte le indagini sugli attentati che ha subito la sede di CasaPound in galleria Marconi. In più occasioni durante la notte sono state posizionate bombe carta davanti agli ingressi. In un'occasione all'interno c'erano ancora dei ragazzi che hanno rischiato di bruciare o di essere colpiti dalle schegge delle vetrate.
I ragazzi di CasaPound rendono noto il grave fatto solo ora perché hanno sporto regolare denuncia contro ignoti per ribadire la posizione di non voler cadere in trabocchetti pericolosi da “guerra dei bottoni” .
«Noi facciamo politica. Non abbiamo tempo per farci intimidire o per compiere vendette di sorta, noi dobbiamo pensare a stare al fianco degli italiani in questo momento difficile per tutto il Paese, attaccato violentemente da un esercito che non ha patria né armi da fuoco e che fa riferimento alle congreghe bancarie e alla finanza internazionale. Le diatribe da “tribù” le lasciamo ai rivoluzionari della domenica che un giorno si fanno assegnare aule dal “potere” e il giorno dopo giocano ai giovani brigatisti rossi».
Ruffo nello specifico commenta così le minacce alla sua persona: «Stiano tutti molto tranquilli che i miei occhi sono sempre aperti, vedono mandanti e manovalanza incosciente. In quattro anni di CasaPound Verona ho subito due attentati esplosivi, danneggiamenti alla mia auto e non sarà certo una scritta spray davanti ai luoghi che frequento abitualmente che mi farà desistere dalla battaglia intrapresa per la giustizia sociale». E conclude: «Gli occhi li aprano i mandanti morali nei partiti, nei sindacati e chi tuttora tollera questo clima per quieto vivere personale». Sulle scritte indaga la Digos. Sono state fotografate e catalogate. Così come sono ancora aperte le indagini sugli attentati che ha subito la sede di CasaPound in galleria Marconi. In più occasioni durante la notte sono state posizionate bombe carta davanti agli ingressi. In un'occasione all'interno c'erano ancora dei ragazzi che hanno rischiato di bruciare o di essere colpiti dalle schegge delle vetrate.
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